sabato 1 marzo 2014

Tutto sua madre (Film, 2014) - Recensione


Un adattamento cinematrografico perfettamente riuscito per una commedia brillante e ben recitata. L'attore proincipale, regista e sceneggiatore del film, riesce a regalarci una doppia interpretazione da oscar. E' un film divertente nonostate affronti tematiche delicate - senza, tral'altro, mai cadere nella facile tentazione di utilizzare stereotipi legati alla sessualità - portando lo spettatore ad accompagnare il protagonista nel suo non convenzionale  percorso psicologico che si rivela di una profondità spiazzante. Questo è molto altro in questa pellicola da non perdere.
Soldi ben spesi!

A proposito di Davis (Film, 2014) - recensione


A proposito dei fratelli Coen - che hanno firmato questa pellicola noiosa, insipida e banale - vorrei spendere due parole di riflessione. Quello che maggiormente mi stupisce è come un duo capace di concepire opere geniali che spaziano agevolemte dalla commedia grottesca al dramma sociale, possa essere in grado di costringere i loro fans a sorbirsi un prodotto cinematografico talmente noioso, lento e vuoto.  Il film, infatti, non veicola alcun messaggio (il che di per se potrebbe essere un bene) e non trasmette nessuna emozione, sebbene si avverta un velo di malinconia che purtroppo non porta lo spettatore da nessuna parte. Si limita a raccontarci alcune vicende di un cantante folk squattrinato. La prova attoriale del protagonista è scadente, cosi come lasciano a desiderare scene e costumi. Sembra quasi un pessimo tentativo di fare un cinema autoriale all'europeo. La filmografia di Ethan e Joel Coen non è nuova a questi cali di stile, ma quando si vuole spazziare tra generi cinematografici  cosi diversi è inevitabile che ogni tanto si possa fallire.
Film Bocciato.

giovedì 14 febbraio 2013

Film: the sessions ( USA, 2012) - recensione

E' una commedia costruita su un dramma. Ironico e commovente ma mai banale nè patetico.
Un film fatto bene, una regia pulita, che lascia fare tutto agli attori. All'eccellente protagonista, John Hawkes, all' impeccabile interpretazione di Helen Hunt, che, tra l'altro, sfoggia disinvolta un nudo integrale che poche cinquantenni possono vantare. Ma in questo film la sensualità  e l'erotismo  si trovano altrove, dove non ci sono scene di nudo ma giochi di sguardi, intese, sorrisi, parole. Ottima prova anche per William H. Macy, comprimario d'eccellenza, nel ruolo di un  inedito prete  costretto a misurarsi con i dubbi di un credente devoto ma spiazzante. Alcuni dialoghi sono geniali. Se non lo avete visto, correte, che forse fate ancora in tempo.
Da oscar: consigliatissimo!

mercoledì 6 febbraio 2013

Frankenweenie (2012) di Tim Burton - recensione

Addio Tim Burton.
Con questo film è il caso di smettere di vedere i tuoi film. Hai perso smalto e originalità, le atmosfere sono incerte, non vi è nessuna attenzione allo svilpuppo della storia , ai dialoghi, alla scrittura dei personaggi.Sono riuscito a stento ad arrivare fino alla fine della pellicola. La noia è sopraggiunta dopo pochi minuti. Non solo protagonista e comprimari sono poco delineati psicologicamente, ma persino dal punto di vista grafico c'è una pigrizia imbarazazante. E' da qualche anno che i tuoi film tendono ad abbandonare il pubblico adulto per diventare un prodotto commerciale disneyano ad esclusivo consumo di un pubblico sempre più giovane, tanto giovane da dover andare al cinema accompagnato da un genitore, assicurando quindi un incasso maggiore. Forse mi sbaglio, forse questo lungometraggio è bello e sono io ad essre cambiato negli anni. Mi sento comunque in dovere di sconsigliarne la visione a quei quattro gatti che capiteranno per sbaglio in questo blog.
Film noioso e stucchevole!

giovedì 17 gennaio 2013

Django Unchained (2013) - di Quentin Tarantino. Recensione.


Quentin Tarantino ha inventato un genere cinematografico attingendo da altri generi, e nel fare questo è stato un genio, regalandoci film indimenticabili che sarebbe superfluo citare.
Questo film è però deludente (e lo dico a malincuore) per una serie di motivi che cercherò di riassumere di seguito.
Innanzitutto i tempi sono pesantemente dilatati nel fallito tentativo di dare maggiore suspense ad alcuni momenti del film, che, come diretta conseguenza, dura quasi il doppio di una normale pellicola.
Ci sono citazioni un po’ forzate. Ad esempio, la colonna sonora ( da sempre tratto distintivo di qualità dei film di Tarantino) attinge dalle colonne sonore di almeno altri 2 film. Non si tratta però di due film qualsiasi. Nello specifico prende lo stesso identico tema iniziale dal primo Django di Sergio Corbucci; nel secondo caso il furto è ancora più grave perché, nella scena finale del film, parte il tema di Lo chiamavano Trinità, per la gioia del celebre compositore Franco Micalizzi (che ultimamente , grazie alle eccellenti interpretazioni dei Calibro 35, è tornato meritatamente di moda). Non solo credo che non si possa rubare quel leggendario tema musicale ad un film cosi importante, ma sono certo che qualunque spettatore lo troverà del tutto inappropriato ad accompagnare appunto la scena finale del film di Tarantino.
Fortunatamente nella soundtrack possiamo trovare anche una struggente canzone, scritta da Ennio Morricone e magistralmente interpretata da Elisa, meritevole di attenzione.
Inoltre, Samuel L. Jackson, quasi irriconoscibile, ci regala una delle sue migliori interpretazioni di sempre, nei panni di un personaggio scritto egregiamente.

Tornando alle citazioni, il cameo di Franco Nero, è un’evidente omaggio all’attore che nel 1966 interpretava il ruolo del protagonista del primo Django. Chiarisco subito che la trama di quest’ultimo lavoro di tarantino è originale e non ha niente a che vedere con le decine di  film contenenti il nome Django, prodotti dagli anni 60 in poi, senza mai riuscire ad eguagliare, per qualità e incassi, quello di Corbucci.
Il fatto che non sia uno spaghetti western non è di per se un difetto. Ma davvero pensavo che uno dei registi più validi di Hollywood potesse veramente fare un lavoro migliore tuffandosi in questo genere cinematografico in cui poteva facilmente dare il meglio di se. C’è indubbiamente il suo marchio, i suoi personaggi sopra le righe, i dialoghi esageratamente pregni di enfasi, ma, dal punto di vista qualitativo, sembra aver fatto un passo indietro rispetto a Bastardi senza gloria, e strizza timidamente l’occhiolino ai lavori dell’amico e collega Rodriguez.
Vederlo va visto, ma è facile rimanerne delusi.

lunedì 14 gennaio 2013

Don Pasta. Parmigiana di melanzane – la recensione




Parto dal presupposto che mi è sempre piaciuta l'idea di associare la musica al cibo. Don pasta è un sorridente dj, originario del Salento, che ha degli ottimi gusti musicali ma che si improvvisa in discutibili performances teatrali a sfondo culinario, prive di enfasi e di emozioni: non fanno divertire, non fanno piangere, non fanno riflettere, non fanno nemmeno venire appetito. Questo ragazzo aspira ad essere un cantore della buona cucina meridionale, ma non sembra avere una conoscenza approfondita dell’argomento e nemmeno un senso del gusto particolarmente evoluto. Nello spettacolo a cui ho avuto la sfortuna di assistere, viene presentata la variante salentina di uno dei piatti più buoni e classici della tradizione italiana: la parmigiana di melanzane. In questo patetico tentativo di coinvolgimento del pubblico viene proposta una parmigiana malamente appesantita da prosciutto cotto, uova sode e polpette di carne. Lascio a voi giudicare. Dispiace molto per i bravi musicisti che si porta dietro e che eseguono degli ottimi accompagnamenti musicali.
BOCCIATO!

venerdì 28 dicembre 2012

Film: Moonrise kingdom (2012) - recensione





Un cast d’eccezione che giustificherebbe da solo  il prezzo del biglietto. Particolarmente degna di nota l’interpretazione di Edward Norton che finalmente torna a misurarsi con un ruolo attoriale un po’ più complesso ( seppure vesta i panni di un buffo capo scout ) e quasi degno delle sue prime incomparabili interpretazioni ( Schegge di Paura, American history X, Fight Club, etc.). Questo film è caratterizzato da una invadente fotografia dal gusto retrò che spiana la strada ad un eccellente lavoro di scenografia e costumi che immergono del tutto lo spettatore nello spazio e nel tempo del film. Il regista, attraverso rocamboleschi avvenimenti, colpi di scena e ribaltamenti di fronte, crea un insolito clima grottesco in cui non si può fare a meno di parteggiare per i due giovanissimi protagonisti e per il loro folle progetto d’amore. Non lo definirei una pellicola imperdibile ma sicuramente un buon prodotto cinematografico che durante le festività natalizie è raro trovare nelle sale.  
Consigliato.